“Il libro che non c’è”. Laboratorio di scrittura di RAI ERI.

Un laboratorio di scrittura, Il libro che non c’è, coordinato da Rai Eri.
Una cosa nata per caso.
Vengo segnalata dalla mia insegnante di danza del ventre Michela Giordani (anche lei scrittrice di vocazione). Mi rispondono che devo inviare uno scritto sul perché mi piace scrivere, e io lo scrivo.
Mi rispondono dopo una settimana: sono stata scelta. Siamo una ventina, su quattrocento che hanno inviato la prova.

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Nella bella RAI in via Teulada inserisco il mio pass nei tornelli e riconosco presentatori, showman, giornalisti i cui nomi sono troppi da elencare.
Il laboratorio si svolgerà nella Sala Blu. Conosco altri come me: gente che ha le parole nel sangue e che non può fare a meno di scriverle.
Il bravissimo Luciano Gualà è il primo che conosco, seduto accanto a me. Poi Emili Spinelli, Antonino Garaio, Cecilia Vedana, Corinna Castelli, Marco Flamini, Paola Rinaldi, Marina Tagliaferri e tanti altri che hanno reso speciale quei mesi.
Gente con cui scambiare idee, opinioni, strutture, consigli, trame; con cui nutrire l’artista bambino che è dentro di noi.
Il progetto è curato da Paola Gaglianone, editor con una lunga esperienza di promozione della lettura, assistita da Alessandro Salas, scrittore, e da Angelo Molica Franco, un giovane editor.

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Mimmo Liguoro e io

Il Laboratorio si avvale anche della guida di una qualificata commissione di dirigenti e intellettuali della Rai, tra i quali il mio preferito è Mimmo Liguoro.

Il clima è proprio quello della fornace creativa: si parla, ci si esprime, si leggono alcuni lavori, si commentano. Ci viene spiegato il come e il quando. La scrittura applicata alla narrazione, alla fabula, al racconto filmico.

La parola come immagine, l’incipit, la voce narrante, la durata, il ritmo, i dialoghi, lo studio dei personaggi, la ricerca di senso. 

Il laboratorio si conclude, e c’è qualche mese di stop.

Poi, una mail: sono stata scelta per il secondo e selezionato corso di approfondimento. E la storia continua.

Mi mancano alcuni amici del primo corso, e ne conosco di nuovi.
Paola e Angelo tengono con mano ferma quelli che scalpitano per parlare, per esprimersi, per raccontare.
Si creano racconti, si confrontano con quelli di autori noti, con romanzi e con film.
E poi, gli incontri con noti scrittori e giornalisti italiani. Mi è toccata Dacia Maraini, un mostro sacro che ho avuto l’enorme piacere di conoscere, una donna coltissima ed eccezionale, insieme alle altre autrici del bellissimo libro Donne del risorgimento, ovvero E.Doni, C.Galimberti, L.Levi, M.S.Palieri, L.Rotondo, F.Sancin, M.Serri, F.Tagliaventi, C.Valentini, a ognuna delle quali ho chiesto di dedicarmi il libro con autografo.
Abbiamo parlato, e ho scoperto Controparola: le autrici del volume fanno parte di un gruppo di giornaliste e scrittrici nato nel 1992 per iniziativa di Dacia Maraini.
Abbiamo parlato, e mi si è allargato il cuore.
Abbiamo parlato, e a me è aumentata la voglia di scrivere.

 
 

“Legame di sangue”, sceneggiatura per un cortometraggio

Una sceneggiatura per un cortometraggio.
Otto pagine per otto minuti.
Ambientazione World of Darkness, commissionato dall’associazione ludico culturale Camarilla Italia.
I protagonisti sono vampiri. Una piccola finestra su un mondo noir che affascina e appassiona l’essere umano. Il vampiro pone nell’uomo il tarlo del dubbio: sono io poi così distante da quell’altro da me?
Citando Sallustio: “queste cose non furono mai, ma sono sempre”.

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Nella suggestiva cornice della periferia di Matera (Lucania) iniziano le riprese.

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Andando via portiamo con noi questa fetta di paradiso.
Fino al prossimo ciak!


“Legame di sangue”

Regia Alessandro Mancini.
Aiuto regia Esra Nazli Bekarslan e Federico Moschetti.
Idea Antonio Ferraro
Sceneggiatura Rosanna Spinazzola.
Montaggio Andrea Mei.
Attore protagonista Michele Milesi.
Attore non protagonista Luca Canova.

 
 
 
 

Salon du Livre de Montreuil, Paris.

Potrei dire che ho atteso a scrivere questo post per far decantare le mie impressioni, per farne aprire il bouquet come il vino buono, ma non lo farò.
Ho atteso perché non ho avuto il tempo di scriverlo prima.
Ho partecipato alla ventisettesima edizione del Salone del Libro e della presse Jeunesse di Montreuil a Parigi dal 30 novembre al 5 dicembre, con la mia cartellina sotto un braccio e tante speranze sotto l’altro.

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Ho condiviso questa bella e significativa esperienza con Laura Iorio,  Michela Burzo e Ilaria Ruggeri, illustratrici di indubbio talento: ho scritto tre storie per il pubblico “jeunesse”, e con loro ho incontrato direttori artistici delle più grandi e prestigiose case editrici francesi.

L’esperienza in fiera è stata foriera di insegnamenti: come ad esempio l’indirizzo opportuno del vestiario in fiera (solo cotone, o si rischia la disidratazione); il corretto atteggiamento da tenere con gli addetti al settore; la pazienza necessaria a lavorare in un ambiente in cui regnano come principi indiscussi centinaia di bambini scatenati e una “orrenda falange di pubescenti”.

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Scherzi a parte, la stanchezza è stata enorme, sia per le energie fisiche impiegate, sia per quelle emotive e mentali. A volte è stato esaltante e l’energia di ritorno mi ripagava delle difficoltà da superare, altre è stato necessario invece attingere alle mie riserve per stringere i denti e continuare a credere nei miei progetti.

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Michela alla fine della prima giornata di fiera

La fiera era dedicata al Circo, e l’atmosfera che ne derivava invogliava a creare. Gironzolare, tra un incontro e l’altro, in mezzo gli stand, osservare gli illustratori autografare e dedicare i propri libri, vedere i volti dei bambini entusiasti di questa o quella storia mi ha messo addosso una enorme voglia di scrivere. Se avessi potuto, mi sarei seduta a un angolino e avrei trascorso tutto il tempo a inventare nuovi mondi per quelle menti fertili. E l’ho anche fatto, buttando giù un incipit di una nuova storia (che faccio fatica a leggere per quanto è scarabocchiato), mentre attendevo di essere chiamata a un incontro con il direttore artistico di turno.

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La Senna e io

Ho presentato delle storie difficili: perché ne ho abbastanza della ennesima rivisitazione di Alice e delle principesse e dei cavalieri. Perché credo nella importanza di trasmettere messaggi di spessore, affinché il territorio intonso che sono i bambini e i ragazzi sia reso fertile. Perché credo fortemente che le storie vivano in coloro che le leggono, e meglio sia che vivano storie buone piuttosto che banalità e conformismo.

parigi_9Non so se ciò che abbiamo presentato sia piaciuto: forse si, forse no. Gli editori devono vendere, e danno al pubblico ciò che il pubblico chiede… ma non ne sono tanto sicura. Loro stessi innescano trend in ribasso, foraggiando bisogni superflui, all’altare dei quali i bambini imparano a sacrificare la propria vera essenza. Spero che qualche editore punti sulla novità e sulla qualità. Proprio qualche giorno fa pensavo che quando avevo dieci anni lessi David Copperfield, Un Canto di Natale, Anna Karenina, Guerra e Pace, I miserabili e tutta una serie di libri che amo molto tuttora e che mi hanno formata come persona, e che di “facile” non avevano nulla, e non posso (e non voglio) credere di averlo fatto solamente io, né di essere stata l’ultima a farlo. Vedremo.

Alla fine, un salto all’atelier in cui vive e lavora Laura insieme a Roberto RicciMatteo Simonacci e Simone Puccio: un saluto ai ragazzi italiani che, con grande professionalità e altrettanto grande talento, dedicano la propria vita al faticoso mondo dell’Arte inseguendo un sogno.

parigi_10Una dedica speciale per Urban, l’ultimo fumetto di Roberto Ricci, e poi via all’aereoporto e a Roma.