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La dieta mediatica – o del perché non rispondo subito ai messaggi

[Suggerimento musicale per la lettura: Eddie Vedder – Society]

 

Niente ci appartiene, Lucilio,
solo il tempo è nostro.
Seneca, Lettere a Lucilio.

 
Mi reputo una persona estremamente socievole.
Mi piace il contatto sociale, ho il privilegio di contare tra le centinaia di buoni conoscenti un nutrito nugolo di amici straordinari, che valgono per me come una famiglia allargata.
Mi piace uscire, vedere gente, fare cose nuove.

Poi, c’è il rovescio della medaglia.

Capitano dei periodi in cui il blocco creativo mi investe e mi sento sterile. “Il pozzo” è vuoto.
Mi sento confusa, dormo male, i giorni si susseguono piatti e gli obiettivi che mi sono prefissata appena qualche tempo prima mi appaiono logorati, sfilacciati, consunti. Iniziano a ingiallire.
In quei momenti ho bisogno di ritrovare un centro, e rinnovare il patto implicito stretto con me stessa per riprendere la strada che ho deciso di percorrere.

Sì, tutto bello, ma come?

La risposta, per me, è la solitudine.
Quando tutto intorno e dentro di me è confusione e rumore, ho bisogno di chiudere la porta della mia anima, e fare silenzio.
In questa società in cui rimanere da soli a casa non è sufficiente per creare il vuoto, costantemente riempito da messaggeria istantanea e notifiche social, l’unico modo che conosco è fare una “dieta mediatica”.
Ogni due-tre mesi di abbuffate di informazioni, che ingolfano il quotidiano moderno e che spesso non aggiungono valore al mio tempo, faccio un mese (ma questa volta sta durando di più) di silenzio.

Uso i limiti. Alzo le barricate. Difendo la mia arte e la mia salute.

Niente facebook, twitter, you tube, istagram e notizie on line fino a sera. Imposto il cellulare sul “non disturbare” e disabilito le notifiche. Limito la mia presenza e disponibilità sul web al minimo indispensabile. La dieta è flessibile, e si adatta alle esigenze di ognuno.
Io mi collego soltanto mezz’ora al giorno, di solito dopo cena. Leggo qualche mail, controllo le notifiche, rispondo svogliatamente a qualche messaggio. Finita la mezz’ora, stacco la connessione e mi dedico ad altro.

Le persone che mi conoscono, in questi periodi di mia “assenza dal web” incrementano i messaggi allarmati: “che fine hai fatto”? “ci vediamo su skype”? “rispondimi appena puoi!” oppure “tutto bene”?
Ormai dal web passa la maggior parte del contatto sociale, e va bene, però a volte è troppo. E quando di una cosa, qualsiasi cosa, se ne ha in abbondanza, allora quella cosa perde di valore.
Perciò questa scelta mi aiuta anche a rendere merito alle cose importanti.
Riscopro il piacere di telefonare a un amico, sentirne la voce e approfondire un argomento. Di finire di leggere un romanzo in due giorni, fare un bagno lungo e uscire più spesso.

Raccolgo l’essenziale. Recupero concentrazione e voglia di fare. Le idee mi si schiariscono, riesco a udire di nuovo i miei pensieri.
Come al rientro dalle vacanze, in cui si è esagerato con il cibo perché “tanto sono in vacanza”, così questi periodi di depurazione dai social network e dalle notifiche sul cellulare e sul computer sono necessarie alla mia vita creativa.

Ma la dieta mediatica non basta.

Il silenzio che si produce dalla dieta mediatica non è privo di significato.
Sì, insomma: stare da soli non significa annoiarsi guardando fuori dalla finestra tutto il tempo. Significa fare spazio dentro di sé, per permettere alle cose più importanti di emergere in superficie. Fare silenzio tutt’intorno per permettere alla propria voce interiore di essere udita.
Per fare ciò, annoiarsi è il primo passo. Ma soltanto il primo.
Poi, serve qualcosa che aiuti a focalizzarsi su sé stessi.
Per me, è il diario.
A singhiozzi, ne tengo uno, dove scrivo qualsiasi cosa mi venga in mente.
Mi serve per rimettere a fuoco la direzione, ricordare a me stessa dove sto andando e perché, e soprattutto a riconnettermi con la parte di me più vera, che mi sostanzia. L’unica a me indispensabile.
Quando mi sento perduta, il diario è la mia àncora. Riparto da lì. E questo articolo è proprio il frutto di una manciata di riflessioni che ho scritto sul diario, a mano, in questi giorni.

Se provate la dieta mediatica anche voi fatemi sapere come procede, anche se qualcosa mi dice che andrà tutto bene.